Economia
Le riforme economiche e le promesse rivoluzioni tecnologiche ai tempi del Generale Franco ottennero effetti molto blandi sulla realtà produttiva della Spagna che fino al periodo della transizione democratica era ancora un’economia prevalentemente agricola con tassi di industrializzazione non paragonabili al resto dei paesi europei e un contesto politico chiuso che di certo non favoriva gli scambi internazionali e il turismo.
Il processo di modernizzazione avviato negli anni ’80, l’ingresso nella Comunità Europea e l’apertura ai mercati internazionali sono i fattori che hanno permesso il decollo dell’economia spagnola negli anni ’90 e la sorprendente crescita dei primi anni del nuovo millennio. La crisi economica che dal 2006 ha colpito il mercato finanziario internazionale ha fatto subire una battuta d’arresto alla crescita spagnola che ha fatto preoccupare le istituzioni economiche europee e internazionali.
Tale preoccupazione è motivata dal fatto che il sistema immobiliare e il settore edilizio, che avevano contribuito in maniera consistente alla crescita, erano sensibilmente esposti all’andamento dei mercati finanziari. L’esplosione della bolla immobiliare e la crisi dei mutui “sub-prime” del 2006 hanno esposto la Spagna ai pericoli dell’economia finanziaria. I segnali di allarme dati dalle agenzie di rating le cui valutazioni sommano i livelli di disoccupazione con il rapporto deficit/PIL vanno però presi con un certo distacco: la Spagna ha un sistema bancario relativamente solido, e gli alti livelli di disoccupazione sono sì un dato negativo ma rilevabile anche durante il periodo di crescita.
Secondo gli economisti la Spagna è destinata nei prossimi anni a una crescita molto lenta qualora non vengano attuate riforme strutturali, ma tali previsioni possono essere estese a diversi paesi industrializzati che compongono l’attuale G8, ed è ipotizzabile che solo un’azione concertata degli Stati possa invertire una simile tendenza.
Il sistema produttivo
Un tempo settore trainante dell’economia, oggi l’agricoltura occupa solo il 5% circa della popolazione attiva. Notevole però è stato il salto di qualità con una intensa meccanizzazione del lavoro e avanzati sistemi di irrigazione nelle zone più aride. La coltivazione della vite e la produzione vinicola si pongono al terzo posto dopo Italia e Francia, mentre la produzione di oli d’oliva contende il primato all’Italia e alla Grecia. Nelle zone dell’altopiano e lungo la costiera mediterranea si è sviluppata un’intensa produzione ortofrutticola che consente l’esportazione di diversi prodotti alimentari. Tra le coltivazioni industriali hanno un primato le barbabietole da zucchero, il cotone, il tabacco e il luppolo, mentre in quelle forestali primeggia la produzione di alberi da sughero.
Le attività ittiche sono da sempre un punto di forza del settore primario spagnolo, con attività di conservazione e lavorazione del pesce che si sono sviluppate soprattutto nelle grandi città che si affacciano sul Mediterraneo e sulla costa settentrionale dell’Atlantico.
L’allevamento è un’altra attività dalla lunga tradizione ed è praticato in tutto il territorio, con particolare attenzione per quello ovino e una costante crescita degli allevamenti bovini e suini. A Jerez de la Frontera, Siviglia e Salamanca è celebre l’allevamento di equini e tori da combattimento.
Le risorse minerarie, in gran parte costituite da metalli, hanno consentito un considerevole sviluppo dell’industria siderurgica, particolarmente concentrata nelle regioni del Nord. I giacimenti petroliferi sono invece insufficienti a soddisfare i bisogni del Paese, ma ugualmente interessanti sono le attività derivate dalla raffineria degli idrocarburi, soprattutto nelle zone costiere. Nelle principali città industriali (Madrid, Barcellona, Siviglia, Valencia) il settore trainante resta quello metalmeccanico e manifatturiero, mentre nelle zone portuali ha avuto un massiccio sviluppo l’industria chimica, soprattutto quella legata alle attività agricole (produzione di fertilizzanti e conservanti).
Una risorsa determinante per la crescita economica della Spagna in generale e del settore terziario in particolare è rappresentata dal turismo. Nel giro di pochi anni la Spagna è riuscita a promuovere le proprie bellezze naturalistiche e a valorizzare il proprio patrimonio artistico e culturale. Il turismo riesce a colmare il deficit della bilancia commerciale (il rapporto tra esportazioni e importazioni) che con l’entrata in vigore dell’Euro non può più essere favorita da svalutazioni monetarie. Ad attirare i turisti sembra pesare inoltre la qualità della gastronomia e la particolare gioiosità dei popoli latini.
Il turismo ha fatto da volano per tutto il settore dei servizi. Ne sono derivati vantaggi per le infrastrutture e i trasporti, i servizi di accoglienza e ristorazione e indirettamente i servizi finanziari e delle telecomunicazioni.
La Spagna ci ha sorpresi con i progressi fatti in questi ultimi anni, e anche se non sappiamo ancora quali saranno i risvolti di questa crisi economica internazionale che sembra essere tutt’altro che congiunturale, è possibile che la soluzione si possa trovare solo in quel contesto di collaborazione e integrazione economica che finora aveva caratterizzato le politiche dell’Unione Europea.