Regina Sofia
Nata ad Atene il 2 novembre del 1938, dovette abbandonare la Grecia in seguito all’invasione tedesca protrattasi fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Dal 1946 rientrò in patria dal Sudafrica, cominciando la sua carriera scolastica, che si concluderà con gli studi in pediatria, musica e archeologia.
Si può dire che la sua vita cambiò quando nel 1961 a York, in occasione delle nozze del Duca di Kent, incontrò il futuro re di Spagna Juan Carlos, che sposò un anno dopo nella chiesa di Saint Denis ad Atene, ripetendo il rito in forma cattolica presso il Palazzo Reale di Madrid.
Dal matrimonio sono nati i tre figli, tutti venuti alla luce nella clinica di Nostra Signora di Loreto a Madrid: Elena, Cristina e il giovane principe Felipe. Un anno dopo la nascita di Felipe, nel 1969 il parlamento nominò Juan Carlos successore a Francisco Franco e, dopo la morte del dittatore, Sofia divenne Regina.
Impegnata in iniziative di carattere sociale, presiede la fondazione che porta il suo nome, attraverso la quale promuove la ricerca scientifica e iniziative volte a mitigare gli effetti degli squilibri sociali. In particolare la Fondazione si occupa di assistenza ai disabili e delle cure per abuso di droghe, nonché a programmi per lo sviluppo rurale e all’accesso al microcredito per gli strati sociali più bassi.
A lei sono intitolate alcune importanti istituzioni culturali, come la Scuola di Musica Reina Sofia e il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia a Madrid. Sebbene sia una donna di grande cultura e umanità, è stata oggetto di critiche per le sue posizioni contro il Gay Pride, le unioni gay, l’aborto e l’eutanasia. Le polemiche, scaturite dal libro di Pilar Urbano, sono rientrate grazie all’intervento del premier Zapatero, che ha ricordato che la materia legislativa su tali questioni compete comunque alla volontà popolare e al parlamento e che la Regina è garante di queste istituzioni.
